IL CASO

Curarono un tumore come sinusite
l'ospedale pagherà ora 500mila euro

Il tribunale di Crema ha condannato al risarcimento l'azienda ospedaliera cittadina. Protagonista
della vicenda un 62enne la cui aspettativa di vita - si legge nella sentenza - non supera i 5 anni


Nella diagnosi, formulata nel marzo del 2006, si parlava di "rinopatia ipertrofica con sinusopatia secondaria". Dopo una visita più accurata otto mesi dopo il primo referto, però, ecco lo sconcertante verdetto: carcinoma indifferenziato del rinofaringe, già in atto al momento del primo esame. Protagonista della vicenda è M.L., un pensionato di 62 anni di Crema, vittima di un episodio di "negligenza" e malasanità secondo quanto si evince da una sentenza del giudice monocratico di Crema che ha condannato il locale ospedale, dove era stata effettuata la prima diagnosi sbagliata, al pagamento di 400mila euro come risarcimento del danno biologico. Il giudice ha anche condannato l'azienda ospedaliera al pagamento di 100mila euro in favore della moglie del pensionato, all'epoca dei fatti sua convivente.

Il pensionato, difeso dall'avvocato Giuseppe Badolato, si era recato nell'ospedale di Crema, nel reparto di otorinolaringoiatria, in seguito a una emorragia nasale. Dopo una Tac e una visita specialistica, all'uomo era stata diagnisticata una rinopatia e una sinusite con la raccomandazione di assumere farmaci tipo spray e vasocostrittori nasali e di sottoporsi a un ciclo di cure termali. Ma successivamente, anche a causa del permanere dei sintomi, a M.L. era stata diagnisticata la presenza di formazioni tipo adenopatie anche in seguito a un esame fibrodendoscopico, che non venne eseguito nell'ospedale di Crema. Tale indagine rivelò successivamente la presenza del carcinoma e la necessità per il pensionato
di sottoporsi a radioterapia con una aspettativa di vita attuale che "nella più rosea delle previsioni - si legge nella sentenza - non supera i cinque anni".

"A una siffatta infausta prognosi - scrive il giudice - ha probabilmente dato un 'significativo' apporto causale l'omissione da parte del medico specialista dell'ospedale di Crema della esecuzione dell'esame fibroendoscopico. Non è dato sapere se e in che misura la omessa diagnosi da parte dello specialista abbia concorso a determinare la progressione del tumore verso l'irreversibile e probabile fase mortale (entro cinque anni) con la progressione metastatica della malattia".

Il giudice a questo punto scrive, concordando con le conclusioni del consulente tecnico, che "se la diagnosi di neoplasia maligna del rinofaringe fosse stata perfezionata nel mese di marzo del 2006 (anziché nel dicembre dello stesso anno) e se fosse stato effettuato l'esame fibroendoscopico e poste le condizioni per dare inizio a una tempestiva terapia chemio-radioterapica, la percentuale di sopravvivenza del paziente, posto che si fosse nella fase iniziale del tumore, sarebbe secondo la più autorevole letteratura in materia del 75-80 per cento".

(10 gennaio 2011) © Riproduzione riservata